Spoiler: La gastronomia dell'Emilia Romagna è la più conosciuta dagli italiani
Nel mese di maggio uscirà il Rapporto sul Turismo Italiano 2023, un documento nazionale pensato per le istituzioni e gli operatori del settore enogastronomico, che viene utilizzato per comprendere le tendenze del turismo italiano ed affinare i prodotti locali, provinciali e regionali per meglio rispondere a desideri (di pancia) ed esigenze del turista contemporaneo.
Secondo le anticipazioni fornite non tutte le persone intervistate sono riuscite ad attribuire, ad ognuna delle 21 regioni italiane, un piatto tipico della detta zona territoriale.
Tra i prodotti più citati quali vini, salumi, carni, primi piatti e svariati formaggi, domina la classifica l’Emilia-Romagna. Nominando questa regione, infatti, oltre l’80% degli interpellati ha saputo indicare almeno un piatto tipico del luogo. Simbolo di questa terra per gli italiani risultano essere i tortellini e la piadina. Noi sappiamo, però, che la variegata regione è culla di altri deliziosi sapori. Ecco spiegati i 5 piatti più tipici emiliano-romagnoli!
Tortellini
Preambolo fondamentale: se azzuffarti con qualche emiliano romagnolo non è nella tua lista dei must do, occhio a non confondere questa prelibatezza con i cappelletti, simili, te lo concediamo, ma con ricette, ingredienti e leggende ben diverse!
I tortellini sono una tipica pasta ripiena di origini Bolognesi, amatissima tanto dai piccini quanto dai più anziani, tipicamente servita in un delizioso brodo di carne e verdure che bolle in pentola per ore prima di essere ripulito dal grasso in eccesso e utilizzato per cucinare l’amata pasta. Il suo ripieno è dato da un gioco di equilibri tra lombo di suino, prosciutto crudo di Parma, mortadella bolognese, Parmigiano Reggiano, uova e quel pizzico di noce moscata che lascia una saporita sensazione nel palato a boccone terminato. Dal sapore delicato, i tortellini in brodo sono il piatto d’eccellenza per scaldare cuori affamati in un tradizionale pranzo domenicale della regione Emilia-Romagna.
Piadina
Nata tra la povertà e il brontolio della fame, la piadina è simbolo di storia, tradizioni e gustosa semplicità. Esistono principalmente due tipi di ricette: una a base di Olio Extravergine di Oliva, più fine e croccante, l’altra con strutto e latte, che rimane leggermente più soffice. Se ti capita di sedere ad un ristorante, troverai spicchi di piadina romagnola nascosti qua e là nel cestello del pane. Ma questo prodotto, oltre ad essere utilizzato come accompagnamento e base di deliziose scarpette, è anche una pietanza da streetfood che si serve piegata a mezzaluna e farcita. I famosi piadinari sono, nella maggior parte dei casi, delle casette che trovi per strada a strisce rosse e bianche verso la zona di Forlì e Cesena, verdi e bianche verso l’area di Ravenna.
I modi più comuni per mangiare una buona piada sono stracchino e rucola, prosciutto crudo e squacquerone, prosciutto cotto e mozzarella, ma ti sorprenderà l’infinità delle farciture che questi piccoli chioschi possono offrire!
Per alcuni un'eresia, per altri la scoperta di questi tempi, stanno nascendo nuovi piadinari nella riviera riminese che, al posto di salumi di carni, propongono insaccati di pesce. Tra le combo più vendute merita provare la piadina con mortadella di salmone e pesce spada accompagnata da squacquerone, rucola e speck di salmone, per finire radicchio rosso, taleggio e noci tostate. Numerosi locali storceranno il naso, ma la bellezza della piadina è anche questa: evolve con l’evolversi dei gusti, trasformandosi senza mai perdere la sua semplicità che la contraddistingue.
Tagliatelle al ragù
Questa prelibatezza bolognese non ha davvero bisogno di spiegazioni. Nella tradizione di un tempo le tagliatelle venivano prodotte dalle sfogline, donne anziane che si occupavano di tirare la pasta sfoglia a mano. Oggigiorno questo ruolo è coperto da uomini e donne, giovani e anziani, ed il mattarello alla mano rimane un classico per stupire il palato di chi assaggia la pasta con la sua caratteristica rugosità e piacevole consistenza. Il ragù, che richiede ore di cottura, si ottiene da una mescolanza di carni che ribollono tra soffritto e salsa di pomodoro. Non dimenticarti una spolverata di Parmigiano Reggiano sul piatto fumante e la scarpetta finale!
Tigelle
Street food a pari passo con la piadina ed anche loro spesso servite tra fette di pane e grissini ai tavoli dei ristoranti, le tigelle sono un’altra deliziosa red flag su cui non scherzare: anche se spesso ci si confonde, le crescentine e le tigelle sono due pietanze ben diverse, sia per ingredienti che per cottura! La confusione dei termini nasce dal fatto che a Modena le tigelle bolognesi sono dette crescentine, e le crescentine bolognesi sono invece dette gnocco fritto.
Lo sappiamo, è caotico, ma proviamo a semplificare: le crescentine (o per i modenesi gnocchi fritti) sono composte da un impasto di acqua, sale, lardo e latte, steso e tagliato in forme irregolari, poi fritte, tipicamente nello strutto. Le tigelle (chiamate crescentine da chi vuol far innervosire un bolognese), invece, sono piccoli dischi rotondi che in cottura si gonfiano leggermente e rimangono soffici. Devono il proprio nome allo strumento in terracotta che si utilizzava per cucinarle e tipicamente presentano il disegno inciso in cottura del Fiore della Vita, di origini culturali incerte ma probabilmente legate al concetto di fertilità femminile. Entrambe le pietanze vengono farcite con salumi e formaggi e, nonostante siano ben diverse, sono tutte e due golosissime.
Lasagne verdi
In Emilia-Romagna non si rischia mai di rimanere con la fame! Leggenda narra, infatti, che nessuna famiglia abbia mai terminato una teglia di lasagne senza poggiare la forchetta per sbottonarsi i pantaloni (scherziamo). È una prelibatezza composta da strati di ingredienti alternati: alla base c’è la sfoglia all’uovo, caratterizzata da una consistenza ruvida grazie dall’utilizzo del mattarello; tra uno strato di pasta e l’altro, troviamo poi il tipico ragù bolognese accompagnato dalla besciamella, che rende tutto ancora più goloso. Questa stratificata bontà è composta da 4 o 6 spessori di sfoglia, che i Bolognesi dicono debba essere sottile “tanto da vedere San Luca”, santuario situato su un monte fuori dalle porte del centro città. In Italia solitamente la sfoglia è di colore giallo ma in Emilia Romagna la troverai in versione premium: lasagna verde a base di spinaci, impossibile non innamorarsene! Sapevi che una volta, per ottenere questo colore, si utilizzavano le ortiche?
Cotoletta alla bolognese
Dopo tanti primi piatti e carboidrati, ti vogliamo proporre un secondo piatto a base di carne: la deliziosa Cotoletta alla Bolognese. Si passa il batticarne sulle fette di carne di vitello che verranno imbevute nell’uovo sbattuto, poi nel pangrattato e dritte in pentola! Qui, tra lo sfrigolio del burro ed una mestolata di brodo di carne per accompagnare la cottura, dopo una manciata di minuti si impila sulla cotoletta una fetta di prosciutto e il Parmigiano Reggiano. Una volta che gli ingredienti si saranno sciolti, cotti ed amalgamati, si serve il tutto con una goccia di salsa di pomodoro. Croccante, filante e saporita, la Cotoletta alla Bolognese in Emilia-Romagna è spesso proposta nei menù dei più piccini ma consigliatissima anche per palati più adulti!
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