Gli spaghetti alla bolognese non esistono....O forse sì!
Sono il piatto italiano più famoso nel mondo, anche se in realtà non esistono. Gli “spaghetti alla bolognese” che si mangiano a New York, Londra o a Sidney non hanno niente a che vedere con quelli proposti in Italia, e sono forse il più classico esempio di Italian sounding. Così un libro ne ripercorre la storia e i più famosi luoghi comuni, proponendo di sfruttarli per il marketing turistico.
Da sempre i bolognesi DOC li rinnegano con sdegno, anche se all’estero è il piatto italiano più richiesto. Un piatto che non esisterebbe, secondo la tradizione culinaria petroniana, eppure che compare, a beneficio dei turisti, nei menu di molte trattorie del capoluogo emiliano.
Il ragù si sposa con le tagliatelle e con le lasagne al forno, ma non con gli spaghetti. Al massimo si tollera che un piatto del genere sia proposto nella cucina casalinga, magari preparato per i bambini. E allora come si spiega la sua fortuna presso gli stranieri, quello che spinge oltre 41 milioni di siti di lingua inglese a fornire le più improbabili ricette? Un mistero che ha appassionato anche la Bbc, che tempo fa mandò un inviato sotto le Due Torri a interrogare i bolognesi. I quali, naturalmente, hanno ribadito il concetto: quel piatto non esiste.
L’ipotetica ricetta contadina
Il giornalista e scrittore Piero Valdiserra ha dedicato un libro (Spaghetti alla bolognese: l’altra faccia del tipico”, Edizioni Edi House, Bologna, 2016, 80 pagine) al piatto “misterioso”, in cui abbozza l’esistenza di una ricetta che ricorderebbe gli spaghetti conditi con ragù di carne. Si tratterebbe di una ricetta della tradizione contadina originaria delle campagne della provincia bolognese, scoperta dall’avvocato Gianluigi Mazzoni e dallo chef Stefano Boselli, che l’hanno anche registrata. Un condimento di recupero, cucinato con un battuto di sedano, carota, cipolla e pancetta cui le massaie aggiungevano concentrato di pomodoro, qualche cucchiaiata di ragù avanzato dalla domenica o dai giorni di festa e un po’ di ortaggi bolliti - di solito piselli, a seconda delle disponibilità e delle stagioni. Così gli spaghetti alla bolognese diventavano un piatto unico, economico e profumato e, con l’aggiunta delle verdure, anche più leggero rispetto alle tradizionali tagliatelle al ragù.
Una proposta commerciale
Oltre ad andare a caccia della ricetta e a riproporla, nel libro Valdiserra lancia innanzitutto un messaggio di marketing: utilizziamo la fama di questo piatto per promuovere il turismo enogastronomico in Emilia. Perché – si chiede l’autore, scomparso pochi mesi fa – non proporre nelle trattorie della città spaghetti di ottima qualità, cotti a puntino e arricchiti da un classico ragù di carne (magari impreziositi da una bella spolverata di Parmigiano Reggiano)?. Sfruttando la fama degli “spaghetti alla bolognese”, si potrebbero far conoscere con più facilità ai visitatori stranieri le autentiche prelibatezze della cucina emiliana. A supportare le tesi dell’autore ci sono chef di fama come Bruno Barbieri e Max Poggi.
Per portare avanti la sua causa, Valdiserra creò anche un gruppo di sostenitori chiamato “Balla degli spaghetti alla bolognese”, giocando volutamente sul doppio significato della parola “balla”: menzogna, bugia, ma, anche, nel dialetto bolognese: gruppo goliardico, compagnia di amici.
Ora che lo scopritore (o inventore), della ricetta non può continuare il suo lavoro, qualcuno raccoglierà il suo testimone? Nel frattempo, ognuno di noi può provare a condire gli spaghetti con ragù di carne e Parmigiano Reggiano grattugiato e giudicarne il sapore, diventando magari un sostenitore degli “spaghetti alla bolognese” che furoreggiano in mezzo mondo.
Grazie ai nostri tour, potrai scoprire interessanti sapori e altre curiosità sulla cultura culinaria di Bologna e dintorni!