
Domenica 14 febbraio, passando per Piazza Nettuno, vi sarete sicuramente accorti di una tela su un cavalletto. A differenza di quanto ci si possa aspettare, a dipingere non erano i quattro ragazzi che hanno portato l’equipaggiamento, ma la folla. Gli autori di questa performance artistica a Bologna hanno voluto far sfogare la follia accumulata in questi mesi, e i passanti sono stati esortati a dipingere e comporre insieme la Folle follia della folla.
Abbiamo avuto il piacere di rivolgere qualche domanda ai quattro ragazzi artefici di questa performance artistica a Bologna: conosciamoli meglio.
D: Ciao ragazzi! Raccontateci un po’ di voi.
R: Tommaso: Mi chiamo Tommaso Simoncini e sono l’ideatore di questo progetto. Ho 19 anni e il mio percorso di studi è totalmente opposto alla mia indole artistica. Mi sto diplomando come perito agrario, ma piante e animali non sono i miei principali interessi.
Chiara: Mi chiamo Chiara Marchiani, ho 18 anni e studio al Liceo delle Scienze Umane. Conosco Tommaso dalla nascita perché, oltre a vivere nello stesso paesino di provincia, abbiamo frequentato asilo, elementari e medie insieme. Quando mi ha proposto di partecipare al suo progetto non ho esitato nemmeno un momento, sapendo già che il risultato finale sarebbe stato bellissimo.
Nicole: Mi chiamo Nicole Ciotti e ho anche io 18 anni. Con Tommaso e Chiara ci conosciamo dall’asilo, ed ultimamente le nostre vite si sono incrociate nuovamente e si sono saldate in un’amicizia che converge in questo progetto. Vederlo realizzarsi è stata una soddisfazione enorme, e non vedo l’ora di poter ricominciare a vivere e viaggiare per continuare a dargli forma.
Lorenzo: Mi chiamo Lorenzo Grassi e ho 18 anni. Ho conosciuto Tommaso a scuola, ma la nostra amicizia va oltre le mura dell’aula. L’ho seguito da subito nei suoi progetti, per quanto possano sembrare fuori dagli schemi o difficili da realizzare. Siamo migliori amici, sono molto contento che sia riuscito a portare a termine questo progetto e spero vivamente di riuscire a portare avanti questa idea in tutta Italia.
D: Tommaso, come è nato questo progetto?
R: Il dormiveglia è il momento in cui riesco a pensare meglio e, fra le tante idee, mi si è fissata in testa quella di concretizzare il desiderio di fare arte nella sua modalità di espressione più semplice e spontanea. Vengo da un paesino di provincia molto piccolo, lontanissimo dalla realtà di città come Bologna, e mi sono sempre sentito stretto. Parlandone con gli altri mi sono reso conto che è un sentimento condiviso, e una semplice chiacchierata si è trasformata nel progetto che abbiamo poi portato in piazza.
D: E come si è svolta questa performance artistica a Bologna?
R: Dopo un difficile trasloco di tele, bombolette, cavalletti e macchine fotografiche, e 120 chilometri di treno, siamo passati alla fase creativa vera e propria. Individuata la piazza (quella del Nettuno, di fronte alla Biblioteca Salaborsa), abbiamo allestito il luogo dove saremmo andati a creare il progetto che, fino a poco prima, era solo una fantasia: Folle follia della folla. Abbiamo montato una tela sul suo cavalletto. Al di sotto, un telo in plastica faceva contemporaneamente da protettore per la pavimentazione e supporto per le bombolette colorate con le quali i passanti avrebbero potuto esprimersi. Lo scopo era far esprimere liberamente chiunque ne sentisse la necessità, soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo.
D: Puoi spiegarci meglio il perché del titolo Folle follia della folla?
R: Come noi sentivamo la necessità di esprimerci, volevamo che anche la Folla potesse avere la stessa possibilità di farlo. Crediamo nella libertà di espressione, e ognuno, per quanto diverso o folle che sia, ha il diritto di far sentire la propria voce. La follia è libertà, la libertà è follia?
D: C’è stata risonanza? Siete soddisfatti del risultato?
R: Siamo rimasti sorpresi positivamente dalla risposta dei passanti. E’ stato come condividere la stessa passione con una comunità, anche con chi è rimasto solamente a guardare. Ci sono state anche domande, e alcune ci hanno fatto riflettere riguardo al giudizio che il “senso comune” ha su iniziative come la nostra. La domanda giusta non è “cosa ci guadagnate?” in termini economici, ma piuttosto “come vi sentite?”
D: Qual è il vostro obiettivo futuro?
R: Tra i vari progetti che abbiamo in mente, questo lo volevamo portare a termine andando nei vari capoluoghi d’Italia, documentando tutto con la nostra amata fotocamera, cercando di far sentire quello che sentiamo noi a tutti gli italiani.
D: Avete canali social su cui possiamo seguirvi?
R: Si certo. Il mio account Instagram è @tommaso._.simoncini. Mentre la folle folla si esprimeva noi abbiamo registrato il tutto per poter realizzare un cortometraggio che è visibile su Instagram.
D: Grazie ragazzi per averci dedicato questo tempo. Continuate così e inseguite i vostri sogni: vi auguriamo di portare la vostra arte ovunque!
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